Sincero e leale, come sempre. Javier Zanetti si concede a Tuttosport, alla vigilia della gara forse più sentita dal popolo interista, quella contro la Juventus: “E’ la partita, è la storia – afferma il capitano nerazzurro -. Da quando sono arrivato ho capito cosa vuol dire questa sfida per tutto quello che è successo in campo e anche fuori. Queste sono le gare che ogni calciatore vorrebbe giocare”. L’Inter a Torino, il 3 Novembre scorso, vinse e sembrava da Scudetto. Poi cosa è successo? “Lo pensavamo in tanti, pure il sottoscritto. Invece non siamo più riusciti a essere al completo e la stagione è andata come è andata. Ora siamo qui a lottare per un posto in Champions League”.
C’è un derby d’Italia che Zanetti cancellerebbe? “Sì, quella del 1998. La partita scudetto. Quando sono successe tante cose e dopo si è scoperto il perché. Invece da ricordare ne scelgo due: la Supercoppa vinta a Torino col gol di Veron e il 2-0 a S. SIro firmato Maicon-Eto’o ai tempi di Mourinho”. Ma ci sono realmente dei paragoni tra Conte e Mourinho? “Sinceramente non lo so – dice Pupi -, perché Antonio lo conosco bene come avversario in campo e poco come allenatore. Quando giocava Conte era un lottatore, si vedeva che dava tutto fino alla fine pur di vincere. Era un avversario leale e la sua Juventus ha questo carattere. José invece ha vinto tutto e Conte sta iniziando ora. Però, per quanto sta dimostrando, Antonio è un allenatore con un grande futuro. Già in campo si vedeva che avrebbe fatto bene, perché gente come lui e Simeone era portata a dirigere la squadra. E lo stesso discorso vale per Cambiasso. Io non so cosa vorrà fare in futuro, ma scommetterei su di lui per una carriera in panchina”.
E Zanetti da grande cosa vuole fare? “L’allenatore no, l’idea nn mi ha mai attirato. Ora penso al campo, il presidente Moratti è arrabbiato come lo siamo noi perché vogliamo fare meglio. Allo stesso tempo però bisogna essere consapevoli che quello intrapreso è un percorso nuovo, con tanti giovani e che non è facile dall’oggi al domani costruire una squadra. Ci vuole tempo, lavoro e per arrivare all’obiettivo bisogna anche attraversare i momenti di difficoltà. Ma non diventi un alibi. I punti di distacco in classifica dalla Juventus sono figli di quanto successo fino ad ora. Non abbiamo avuto la loro continuità. Se fossimo riusciti a vincere 5-6 partite di fila negli ultimi mesi saremmo qui a dire cose diverse…”.
C’è un calciatore che il numero 4 nerazzurro toglierebbe alla Juventus? “Sì, Mirko Vucinic. Perché ci ha sempre dato fastidio, anche ai tempi della Roma. E’ uno che in qualsiasi momento ti può inventare la giocata. E Kovacic? L’altro giorno ci pensavo, ho quasi 40 anni e quest’anno ho giocato quasi tutte le partite lottando con i ragazzi alla pari. Beh, sono orgoglioso di questo. Allo stesso tempo però sono il primo ad ammettere che la società deve puntare sui giovani per il futuro e questi ragazzi vanno sostenuti perché spesso cresci più in fretta quando le cose non vanno bene. A Mateo ho detto che il dna dell’Inter è non mollare, lottare fino all’ultimo e fare di tutto per affrontare le difficoltà. La partita col Tottenham ne è l’esempio, siamo usciti tra gli applausi nonostante siamo stati eliminati”.
Quanto passerà per vedere vincere l’Inter? “Mi auguro non tanto, ma l’importante è avere chiaro quello che si deve fare e quali siano gli obiettivi da seguire. Abbiamo in squadra tanti giovani che stanno vivendo alcune problematiche, ma che dall’anno prosimo saranno più preparati. Le critiche a noi senatori invece non mi toccano, io penso al mio lavoro, ma quando le cose vanno bene sento dire “grazie a loro” e quando vanno male invece che bisognerebbe fare a meno di noi: beh, quello mi dà fastidio”.
Argomento Icardi: “Icardi è da Inter, per quanto sta dimostrando alla Sampdoria, può fare bene anche qui. Cassano? Ad Antonio piace giocare e vincere. Al di là delle discussioni che possono esserci in qualsiasi squadra, credo che qui si trovi bene. E Balotelli? Nessuno aveva mai messo in dubbio i suoi mezzi. Se è sereno Mario può essere un grande campione, con noi ha vinto tanto e credo che soprattutto l’Inter gli sia servita per crescere. Ha chiesto scusa per la maglia gettata, almeno si è reso conto di aver fatto una cosa non gradevole”.
Chiusura dedicata al suo rinnovo contrattuale: “A me non interessa raggiungere Maldini, ma stare bene ed essere tile. Poi essere arrivato lì vicino a Paolo, che stimo tantissimo, per me è già molto importante, come essere entrato nella storia del calcio italiano. Sono sincero: quando nel 1995 sono arrivato a Milano, non avrei mai pensato di fare la carriera che ho fatto. Io mi sento bene, qui tutti mi fanno sentire importante e per questo andrò ancora avanti”.
Fonte: Fcinternews.it