Francesco Toldo, ex Fiorentina e Inter, ha parlato prima della finale di Coppa Italia ricordando gli anni e successi soprattutto in nerazzurro. Poi conclude con la finale di Champions League a Istanbul
VITA − Francesco Toldo ha il cuore diviso a metà: «Diciassette anni di me tra viola e nerazzurro, non chiedetemi per chi tifo perché ho il cuore diviso in due. Insieme alla Nazionale, rappresentano una vita. Firenze è stato il lancio, Milano la lotta perché a quei livelli non devi solo vincere ma anche confermarti. La cosa più dura».
COPPE ITALIA 2005 E 2006 − Toldo ricorda sui protagonisti di quella Inter: «Due nomi che mi commuovono. Adriano era come un orsacchiotto, dovevi proteggerlo. Attaccante straripante, ma con le sue fragilità. Ero accanto a lui quando gli arrivò la notizia della morte del padre. Ha davvero faticato a riprendersi. Sinisa aveva visto la guerra, si è fatto da solo. Calcisticamente poi aveva avuto grandi maestri, tra cui Boskov. E quel sinistro… Grave perdita. Cruz? Julio, un amico e un gran signore. Vivevamo nello stesso palazzo e andavamo insieme ad Appiano. Era sempre puntuale, anche in area. E quanto gli piaceva fare gol alla Juventus!».
STATO DI FORMA − Toldo poi si concentra sulla partita di stasera: «L’Inter è potente e in forma, ma anche la Viola non scherza e in campionato ha messo in difficoltà i nerazzurri. In una finale però si resetta tutto. Conta solo come si entra in campo. È la testa che guida le gambe».
PAZZIA − Toldo conclude sulla finale di Champions League: «Buttare giù tutto! Così direbbe Vieri. Lasciare sul campo tutto quello che hai dentro. Loro sono più forti? Bene, che lo dimostrino! L’Inter soprattutto non ha nulla da perdere. È una squadra pazza e la serata potrebbe essere propizia per qualche pazzia. Se i ragazzi di Inzaghi pareggeranno la carica che avevamo noi contro il Bayern a Madrid…».
Fonte: Gazzetta dello Sport − Luca Taidelli