La Russa: «Inter 2010 e oggi opposte. Fallimento se lì perdevamo»

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Ignazio La Russa, presidente del Senato, si trova a Istanbul a seguito dell’Inter per la finale di Champions League contro il Manchester City

LE FINALILa Russa ricorda le finali nerazzurre: «Non ero ancora maggiorenne quando la Grande Inter vinse la prima nel 1964. Studiavo in un collegio nella Svizzera tedesca e mi fiondai davanti all’unica televisione che c’era. L’anno dopo ero a San Siro: della partita col Benfica ricordo la pioggia e una certa insoddisfazione. Avrei voluto vincere meglio. Ricordo la sconfitta dolorosa col Celtic nel 1967, mentre quella con l’Ajax nel 1972 l’ho un po’ rimossa: erano troppo superiori… Nel 2010 eravamo sicuri di vincere, c’era un sentimento opposto a quello di ora: se non avessimo vinto allora sarebbe stato un fallimento, adesso no».

INZAGHI − Poi La Russa parla del mister: «Ho sempre detto che è uno dei migliori tattici, deve solo acquisire un po’ più di grinta. Non amo definire l’Inter pazza, piuttosto è… dipendente dagli stati d’animo. Abbiamo interrotto questa dipendenza solo con allenatori che con il carisma impedivano agli umori di determinare i risultati. Da Bersellini al Trap, da Conte a Mou è sempre stato così: Inzaghi è diverso, ma sta cambiando e gli ultimi mesi sono stati positivi. Come gestore di esseri umani ha una tecnica diversa: vuole tenere tutti sulla barca, mentre altri tenevano più fermo il bastone del comando».

PREFERITI − I nerazzurri preferiti di La Russa: «Nella gioventù Horst Szymaniak, un tedesco comprato dal Catania. Poi ne dico due che sono diventati amici. Per primo Zenga: spero che prima o poi possa allenarci. E Materazzi, il preferito: mio figlio ha il 23 tatuato, noi siamo una famiglia di culto “materazziano”. Oggi la sorpresa è Acerbi, una intuizione di Inzaghi che compensa l’errore Correa. Se potessi scegliere una persona con cui cenare, direi Onana. Uno che non leverei mai, invece, è Lukaku: siccome la finale non dura necessariamente 90’, ma può arrivare 120, per la prima volta capisco l’opzione Romelu da subentrato».

ZHANG − Infine, La Russa conclude con il presidente: «Ero diffidente: pensavo e penso sia un errore non aver mantenuto la presenza di Moratti. Ma a parte questo, devo dire che il ragazzo è appassionato, il suo interismo non è di facciata. Visto quello che succede altrove, la sua parsimonia forse è saggia. Certo, l’autofinanziamento non può continuare in eterno, ma ogni scelta è condizionata da ciò che accade in Cina».

Fonte: Gazzetta dello Sport − Filippo Conticello